martedì 21 marzo 2017

La solitudine del minore è il lato nascosto delle situazioni di alienazione genitoriale



In base all’art. 337-ter c.c. “Il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale”.
Pertanto, in sede di separazione, il giudice nomina, nell’interesse dei figli e tenuto conto della volontà dei genitori, il genitore collocatario presso cui il minore avrà residenza, fermo restando il suddetto diritto del minore stesso alla bigenitorialità, ovvero alla frequentazione di entrambi i genitori e del ramo parentale di entrambi.
Il diritto alla bigenitorialità dunque non va considerato solo dal punto di vista dei genitori ma soprattutto da quella del figlio come diritto ad avere un rapporto sereno con entrambi ed entrambe le famiglie di origine.

Tuttavia nei casi di separazioni conflittuali si verifica quello che nel DSM-V viene classificato come Alienazione Genitoriale (AG).
L’AG è, di fatto, un problema relazionale familiare, un disturbo della relazione tra un genitore alienante o escludente, un genitore alienato o escluso e il figlio (o i figli). Ciascuno svolge un ruolo preciso nel processo di alienazione e spesso vengono coinvolti anche i membri delle famiglie di origine.
L’AG si può manifestare in forme differenti in base alle modalità conflittuali della coppia genitoriale e al livello di inclusione del minore all’interno del conflitto stesso.

Alcuni esempi di alienazione genitoriale si hanno quando:
  •   Il genitore alienante, in presenza del figlio, denigra più o meno esplicitamente il genitore alienato
  •   Viene attuata più o meno consapevolmente una distorsione dell’immagine dell’altro genitore
  •    Il giudizio negativo viene esteso ai familiari del genitore alienato
  •  Il minore arriva con progressivi ritardi agli appuntamenti con il genitore non collocatario
  •    Il genitore alienato si allontana sempre di più
  •    Vengono ostacolate le visite al genitore non collocatario
  •    Vi è un esplicito rifiuto, da parte del minore, di frequentare il genitore alienato
  •  Vi è la presenza di denunce infondate, a carico del genitore alienato, di maltrattamento e/o violenze sessuali nei confronti dei figli


I conflitti relazionali familiari costituiscono un importante fattore di rischio per il benessere psicofisico di tutti gli attori in gioco e soprattutto per i minori in quanto possono compromettere le sfere dell’umore, dell’autostima, della condotta e dell’attaccamento.

Nell’Alienazione Genitoriale sono almeno tre gli attori coinvolti: entrambi i genitori e il figlio. Il minore riveste spesso un ruolo attivo, decidendo più o meno consapevolmente, di risolvere il “conflitto di lealtà” nel quale è imbrigliato, compiacendo un genitore a scapito dell’altro, per svariati motivi, a danno del proprio sviluppo emotivo, psicologico, relazionale ed affettivo.
Spesso si assiste, nei bambini più piccoli, allo sviluppo di un disturbo d’ansia da separazione e, negli adolescenti, allo sviluppo di un disturbo di personalità con manifestazioni di tipo aggressivo e/o persecutorio. Più spesso ciò che resta nei minori coinvolti in separazioni conflittuali e in situazioni di AG è un senso di estrema solitudine e rabbia incomunicabili anche perché inascoltate.
Pertanto il sintomo è, per questi bambini e ragazzi, un mezzo, l’ennesimo, per comunicare il proprio dolore e il profondo senso di lacerazione che sentono nel dover compiere una scelta impossibile, se non a scapito di se stessi e di un a parte di sé.

I minori non dovrebbero mai sentirsi nella condizione di dover scegliere tra un genitore e l’altro; purtroppo è così che spesso vengono a sentirsi.
I casi di Alienazione Genitoriale sono complessi da identificare perché vengono assorbiti all’interno del conflitto coniugale.
Può accadere, tuttavia, che un genitore, semplicemente, ignori l’altro, non ne valorizzi l’importanza per il bambino, resti passivo o occasionalmente dica o faccia qualcosa a suo discapito; oppure che si allontani perché incapace di gestire le nuove dinamiche relazionali, autoescludendosi così dalla relazione con il figlio.


Da queste brevi considerazione ne deriva l’importanza di un intervento complesso e integrato  per far fronte ai casi di Alienazione Genitoriale e poter agire sia sulle persone coinvolte che sulle relazioni tra di esse, un intervento che sia di sostegno psicoeducativo, psicologico, psicoterapeutico e giuridico, ma anche di tipo preventivo.

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