In base all’art. 337-ter c.c. “Il figlio minore ha il diritto
di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori,
di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e
di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di
ciascun ramo genitoriale”.
Pertanto, in sede di separazione, il giudice nomina, nell’interesse
dei figli e tenuto conto della volontà dei genitori, il genitore collocatario
presso cui il minore avrà residenza, fermo restando il suddetto diritto del
minore stesso alla bigenitorialità, ovvero alla frequentazione di entrambi i
genitori e del ramo parentale di entrambi.
Il diritto alla bigenitorialità dunque non va considerato solo dal
punto di vista dei genitori ma soprattutto da quella del figlio come diritto ad avere un rapporto sereno con
entrambi ed entrambe le famiglie di origine.
Tuttavia nei casi di separazioni conflittuali si verifica quello che
nel DSM-V viene classificato come Alienazione
Genitoriale (AG).
L’AG è, di fatto, un problema relazionale familiare, un disturbo della
relazione tra un genitore alienante o escludente, un genitore alienato o
escluso e il figlio (o i figli). Ciascuno svolge un ruolo preciso nel processo
di alienazione e spesso vengono coinvolti anche i membri delle famiglie di
origine.
L’AG si può manifestare in forme differenti in base alle modalità
conflittuali della coppia genitoriale e al livello di inclusione del minore
all’interno del conflitto stesso.
Alcuni esempi di alienazione genitoriale si hanno quando:
- Il genitore alienante, in presenza del figlio, denigra più o meno esplicitamente il genitore alienato
- Viene attuata più o meno consapevolmente una distorsione dell’immagine dell’altro genitore
- Il giudizio negativo viene esteso ai familiari del genitore alienato
- Il minore arriva con progressivi ritardi agli appuntamenti con il genitore non collocatario
- Il genitore alienato si allontana sempre di più
- Vengono ostacolate le visite al genitore non collocatario
- Vi è un esplicito rifiuto, da parte del minore, di frequentare il genitore alienato
- Vi è la presenza di denunce infondate, a carico del genitore alienato, di maltrattamento e/o violenze sessuali nei confronti dei figli
I conflitti relazionali
familiari costituiscono un importante fattore di rischio per il benessere
psicofisico di tutti gli attori in gioco e soprattutto per i minori in quanto
possono compromettere le sfere dell’umore, dell’autostima, della condotta e
dell’attaccamento.
Nell’Alienazione Genitoriale sono almeno tre gli attori coinvolti: entrambi
i genitori e il figlio. Il minore riveste spesso un ruolo attivo, decidendo più
o meno consapevolmente, di risolvere il “conflitto
di lealtà” nel quale è imbrigliato, compiacendo un genitore a scapito
dell’altro, per svariati motivi, a danno del proprio sviluppo emotivo,
psicologico, relazionale ed affettivo.
Spesso si assiste, nei bambini più piccoli, allo sviluppo di un
disturbo d’ansia da separazione e, negli adolescenti, allo sviluppo di un
disturbo di personalità con manifestazioni di tipo aggressivo e/o persecutorio.
Più spesso ciò che resta nei minori coinvolti in separazioni conflittuali e in
situazioni di AG è un senso di estrema solitudine e rabbia incomunicabili anche
perché inascoltate.
Pertanto il sintomo è, per
questi bambini e ragazzi, un mezzo, l’ennesimo, per comunicare il proprio
dolore e il profondo senso di lacerazione che sentono nel dover compiere una
scelta impossibile, se non a scapito di se stessi e di un a parte di sé.
I minori non dovrebbero mai
sentirsi nella condizione di dover scegliere tra un genitore e l’altro;
purtroppo è così che spesso vengono a sentirsi.
I casi di Alienazione Genitoriale sono complessi da identificare perché
vengono assorbiti all’interno del conflitto coniugale.
Può accadere, tuttavia, che un genitore, semplicemente, ignori
l’altro, non ne valorizzi l’importanza per il bambino, resti passivo o
occasionalmente dica o faccia qualcosa a suo discapito; oppure che si allontani
perché incapace di gestire le nuove dinamiche relazionali, autoescludendosi
così dalla relazione con il figlio.
Da queste brevi considerazione ne deriva l’importanza di un intervento
complesso e integrato per far fronte ai
casi di Alienazione Genitoriale e poter agire sia sulle persone coinvolte che
sulle relazioni tra di esse, un intervento che sia di sostegno psicoeducativo,
psicologico, psicoterapeutico e giuridico, ma anche di tipo preventivo.
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