mercoledì 1 febbraio 2017

La più grande sofferenza è non poter comunicare... e non essere ascoltati




Nel periodo che segue una separazione, i genitori difficilmente riescono a comprendere realmente le emozioni e i bisogni dei figli, in quanto è ancora troppo cocente la ferita dovuta allo scioglimento del rapporto di coppia, ferita che li porta a concentrarsi particolarmente sul proprio dolore e sui propri bisogni.

La più grande sofferenza dell’uomo è non poter comunicare con gli altri.
I figli di coppie separate, o in fase di separazione, hanno spesso difficoltà a comunicare la loro verità, ovvero ciò che pensano e che provano, le loro paure, le loro ansie, i loro vissuti e le loro percezioni di ciò che sta accadendo e che temono accadrà. Non comunicando il proprio vissuto verso il mondo esterno, gradualmente, lo mettono a tacere fino a non sentirne più la voce nemmeno dentro di sé.
È come se smettessero di comunicare con se stessi.
Difficilmente ci si accorge di questo perché spesso questi bambini sembrano stare bene, vanno bene a scuola, conducono la loro vita come facevano prima.

È il loro mondo interno che è cambiato, che si è inaridito.
Si è verificato uno scollamento tra affetto e comportamento, per cui là dove serve essere lucidi e razionali, il bambino o l’adolescente (o, in seguito, l’adulto) procede senza intoppi, salvo entrare in crisi nel momento in cui un evento o una relazione gli richiede un impegno affettivo maggiore.

Per i bambini e per i ragazzi è una grande sofferenza non poter comunicare la propria verità e il proprio dolore per ciò che sta accadendo, non poter domandare ai propri genitori nella certezza di non essere imbrogliati.

Di imbroglio si tratta quando i genitori raccontano bugie a fin di bene o cercano di addolcire i fatti rendendoli ancora meno comprensibili per i figli ma anche per se stessi.
Di imbroglio si tratta quando si dicono parole che non corrispondono alla verità soggettiva e affettiva.
Attenzione perché la verità ha il vizio di ritornare sempre a galla, tra le righe di ciò che si fa o si dice, quando meno lo si aspetta e i bambini colgono al volo le contraddizioni.

Non si tratta delle parole concrete che si dicono, ancora una volta conta l’affetto che si lega alla parola e ai fatti.
Se come genitore dico parole e descrivo fatti senza comunicare l’affetto che c’è dietro insegno a mio figlio a fare altrettanto. Ogni genitore dovrebbe, per rispetto verso i propri figli e verso se stesso, poter comunicare la propria verità. Il bambino percepisce subito se e quanto chi gli parla è impegnato con ciò che dice.

La verità si situa al di là delle parole dette, mostra il rapporto che come adulti, o come bambini, intratteniamo con il nostro essere. Essere sinceri con quanto si dice significa essere presenti in quel momento, esserci con l’esperienza che si sta producendo nel bambino, esserci come esempio concreto e di affetto.


Le parole dette in presenza sono sincere e per questo non sempre perfette né indolori, ma sono quelle che fanno crescere.

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