Sul
piano psichico, la gravidanza e la nascita del bambino causano nella donna una “crisi di identità” che coinvolge la sua
immagine fisica e mentale, l’idea che ha di sé e le emozioni che prova verso sé
e verso gli altri.
Una
gravidanza consapevole e voluta è un’esperienza simbiotica in un mondo di
percezioni sensoriali. Si
provano sentimenti e pensieri nuovi e ambivalenti, alcuni dei quali
inconfessabili e poco percepiti anche da chi li prova.
Il
nascere del bambino e il nascere della madre consiste nel preparare
l’accoglienza del piccolo e nel rappresentarselo fuori da sé, al di fuori del
proprio corpo, al di fuori della fusione fisica, senza cadere nel terrore del
vuoto, dell’assenza, della mancanza.
Sono
tre gli elementi che, in estrema sintesi, destabilizzano l’identità della madre:
- il fatto di dover ritrovare un nuovo equilibrio tra ciò che ci si aspettava durante la gravidanza e ciò che accade realmente subito dopo il parto;
- l’elevata confusione dovuta all’oscillazione tra l’immagine di sé (acquisita durante tutta la vita e rimaneggiata durante la gravidanza), l’immagine materna interna (costruita sulla base dei processi di identificazione con la propria madre) e la madre che si sta diventando sul piano della realtà (o per meglio dire la percezione della madre che si sta diventando);
- l’emergenza di fantasie e dinamiche arcaiche.
Inoltre,
la donna, subito dopo la nascita del figlio, dovrà gestire ulteriori due
“momenti” critici:
- l’incontro con il bambino reale;
- la costruzione di un sistema relazionale e affettivo di accudimento sincero.
Durante
la gravidanza le donne hanno tutto il tempo per immaginare come saranno una
volta madri, come affronteranno le varie tappe della vita, come cambierà la
propria vita e come sarà il proprio figlio.
Con l’andare dei mesi, scanditi dai
controlli medici e dalle attenzioni da parte di chi le sta attorno, le donne
fantasticano, proiettano e raccontano il loro bambino. Creano una stanza immaginaria
in cui accoglierlo e in cui egli inizia a palesare le proprie caratteristiche
temperamentali e fisiche. E a sua volta, dentro la pancia, egli impara a
vedere, sentire, reagire, memorizzare, muoversi e rispondere a ciò che gli
viene trasmesso.
Ma
il bambino immaginato raramente corrisponde a quello reale e ciò comporta una
ferita (una sorta di lutto) che non si ha tempo di metabolizzare perché si deve
rispondere alle esigenze e alle richieste del nuovo nato.
In
questi primi momenti, soprattutto quando non si possiedono le energie fisiche o
psichiche per accogliere il piccolo nella sua totalità, un ruolo fondamentale lo gioca il sostegno del
proprio compagno/a.
Inoltre,
la neo madre non sempre riesce a capire e a nominare le proprie necessità per
cui è importante, già prima della nascita del bambino, organizzarsi e dividersi
i compiti in modo che chi sarà lì con lei sappia accompagnare, ascoltare,
osservare ed essere presente con delicatezza e discrezione.
Questo
è un momento di estrema delicatezza per via degli sbalzi ormonali, emotivi e
psichici che determinano uno stato di pianto e gioia ad alternanze vertiginose.
La
presenza di qualcuno che custodisca, che in qualche modo protegga la coppia
madre-bambino (dalle intrusioni e pressioni esterne) e se ne faccia carico a
sua volta è forse il fattore di prevenzione più importante per possibili disagi
depressivi nell'immediato post-partum.
Sapere
di non essere la sola ad avere la responsabilità del nuovo arrivato consente
alla donna di prendersi il tempo che le serve per poter incontrare e conoscere
il figlio reale, per poterlo vedere e consentire così il meccanismo
fondamentale del rispecchiamento; allo stesso tempo avrà la possibilità di
incontrare e conoscere anche quella nuova parte di sé che sta nascendo.
Ciò
a cui si approderà sarà, infine, un nuovo “assetto materno” che si caratterizza
per lo sviluppo di nuove capacità di sintonizzazione affettiva e di
rispecchiamento emotivo con il figlio e di nuove e affinate competenze
decisionali.
Questo
nuovo assetto si svilupperà gradualmente e sarà preponderante durante i primi
mesi per poi gradualmente organizzarsi con le altre parti di sé favorendo una
nuova integrazione della personalità.
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