lunedì 12 dicembre 2016

Fattori di rischio nei DCA






Per prevenire i Disturbi del Comportamento Alimentare è indispensabile informare e sensibilizzare sui fattori di rischio.

Innanzitutto è bene chiarire che non esiste un’anoressia ma tante anoressie quante sono le/i ragazze/i che ne soffrono e anche i fattori patogeni possiedono, da caso a caso, un peso diverso. 

Parliamo, allora, di fattori genetici, dell’età di insorgenza, del sesso di appartenenza, di fattori familiari, di fattori socio-culturali, di fattori dispercettivi e di altri che possono agire da fattori scatenanti come ad esempio un lutto, una separazione, una malattia o un cambiamento di scuola o di città.

In questo articolo accennerò ai fattori familiari e ai fattori dispercettivi che sono altamente interrelati.
Infatti, soprattutto quando si è piccoli e si vive la fase di “sostentamento” (che comprende il cibo e tutte le altre cure atte alla crescita), è il modo in cui ci si prende cura del bambino, come lo si accarezza e lo si tocca e lo si fa sentire integro, il modo in cui lo si guarda, lo si vede e lo si riconosce, il modo in cui vengono accolte e riconosciute le sue richieste e bisogni e il modo in cui ad esse si risponde, a confermare o negare in lui il “diritto alla sicurezza, all’esistenza, all’essere e al sentirsi”. 

Tra i fattori familiari ha un notevole peso la qualità del coinvolgimento infantile nella relazione con i genitori.

Non si tratta di dare responsabilità alla madre o al padre ma di attirare la loro attenzione su alcune dinamiche che si sono sviluppate all’interno della famiglia, sui cambiamenti nei modelli educativi e nei ruoli del materno e del paterno e sull’influenza esercitata dal sociale e dal culturale sul comportamento dei singoli.
Le ragazze sentono la pressione incalzante delle mode e dei modelli provenienti dai media e dai gruppi dei pari, ma sentono anche la pressione esercitata dalla propria famiglia, per cui non è mai semplice prendere delle decisioni su chi si vuole essere e diventare. 
Il corpo allora diventa l’oggetto su cui si può dimostrare il proprio controllo e tramite il quale parlare e richiamare l’attenzione, anche se sembra che esse si chiudano sempre di più in se stesse.

È compito dei genitori, se vogliono aiutarla, rivedere in modo critico quanto è successo nel loro rapporto e trarne spunto per il cambiamento. 

I fattori dispercettivi riguardano, invece, le alterazioni psicologiche nel modo di sentire i propri stimoli interni e il proprio corpo e, pertanto, all'origine della “perdita dell’appetito”, vi sarebbe un mancato riconoscimento della sensazione di fame.

I bambini sin da appena nati sentono, a livello organico, il senso di fame e di sazietà ma imparano a riconoscerlo ed elaborarlo mentalmente solo all'interno della relazione di accudimento. 
Se la risposta di chi si prende cura di lui è adeguata e soddisfacente, egli impara a riconoscere i suoi stimoli e a soddisfarli adeguatamente; se ciò non avviene, si instaura un deficit funzionale, non organico, per cui, pur in presenza della motilità gastrica con le cosiddette “contrazioni da fame”, i pazienti con anoressia, negano di provare il bisogno di nutrirsi.



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