Per prevenire i Disturbi del Comportamento Alimentare è indispensabile informare e sensibilizzare sui fattori di rischio.
Innanzitutto
è bene chiarire che non esiste un’anoressia ma tante anoressie quante sono le/i
ragazze/i che ne soffrono e anche i fattori patogeni possiedono, da caso a
caso, un peso diverso.
Parliamo,
allora, di fattori genetici, dell’età di insorgenza, del sesso di appartenenza,
di fattori familiari, di fattori socio-culturali, di fattori dispercettivi e di
altri che possono agire da fattori scatenanti come ad esempio un lutto, una
separazione, una malattia o un cambiamento di scuola o di città.
In
questo articolo accennerò ai fattori familiari e ai fattori dispercettivi che
sono altamente interrelati.
Infatti,
soprattutto quando si è piccoli e si vive la fase di “sostentamento” (che
comprende il cibo e tutte le altre cure atte alla crescita), è il modo in cui
ci si prende cura del bambino, come lo si accarezza e lo si tocca e lo si fa
sentire integro, il modo in cui lo si guarda, lo si vede e lo si riconosce, il
modo in cui vengono accolte e riconosciute le sue richieste e bisogni e il modo
in cui ad esse si risponde, a confermare o negare in lui il “diritto alla
sicurezza, all’esistenza, all’essere e al sentirsi”.
Tra
i fattori familiari ha un notevole peso la qualità del coinvolgimento infantile
nella relazione con i genitori.
Non
si tratta di dare responsabilità alla madre o al padre ma di attirare la loro
attenzione su alcune dinamiche che si sono sviluppate all’interno della
famiglia, sui cambiamenti nei modelli educativi e nei ruoli del materno e del
paterno e sull’influenza esercitata dal sociale e dal culturale sul comportamento
dei singoli.
Le
ragazze sentono la pressione incalzante delle mode e dei modelli provenienti
dai media e dai gruppi dei pari, ma sentono anche la pressione esercitata dalla
propria famiglia, per cui non è mai semplice prendere delle decisioni su chi si
vuole essere e diventare.
Il corpo allora diventa l’oggetto su cui si può
dimostrare il proprio controllo e tramite il quale parlare e richiamare l’attenzione,
anche se sembra che esse si chiudano sempre di più in se stesse.
È
compito dei genitori, se vogliono aiutarla, rivedere in modo critico quanto è
successo nel loro rapporto e trarne spunto per il cambiamento.
I
fattori dispercettivi riguardano, invece, le alterazioni psicologiche nel modo
di sentire i propri stimoli interni e il proprio corpo e, pertanto, all'origine
della “perdita dell’appetito”, vi sarebbe
un mancato riconoscimento della sensazione di fame.
I bambini sin da appena nati sentono, a livello organico, il senso di fame e di
sazietà ma imparano a riconoscerlo ed elaborarlo mentalmente solo all'interno
della relazione di accudimento.
Se la risposta di chi si prende
cura di lui è adeguata e soddisfacente, egli impara a riconoscere i suoi
stimoli e a soddisfarli adeguatamente; se ciò non avviene, si instaura un
deficit funzionale, non organico, per cui, pur in presenza della motilità
gastrica con le cosiddette “contrazioni da fame”, i pazienti con anoressia,
negano di provare il bisogno di nutrirsi.
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