mercoledì 11 gennaio 2017

Il corpo è mio e lo gestisco io -Parte I-



Perché privare il bambino del controllo e del possesso di sé? Con i classici metodi educativi, il bambino non è più proprietario del proprio corpo e gli viene imposta una serie di comportamenti che seguono i codici tipici dell’adulto.
L’esplorazione del proprio corpo, che è un passaggio fondamentale della crescita psichica, viene, infatti, presto regolamentata e repressa: non si mettono le mani nel naso, non si mettono le dita in bocca, non ci si può toccare nelle parti intime.

Se il bambino non può toccare se stesso, non è più padrone di se stesso. E, mentre le proibizioni riguardo al proprio corpo possono diventare estremamente generalizzate e severe, arrivando a comprendere anche il modo di vestirsi, di muoversi e di emettere suoni, i genitori continuano a imperversare liberamente proprio su quel corpo: lavandolo, baciandolo, coccolandolo se ne appropriano.
                                                        
Se invece si ammette che i bambini sono persone autonome, bisogna che i genitori rinuncino ad utilizzarli per ritrovare se stessi e si sforzino di valorizzare proprio i lati distintivi delle loro personalità.
I parametri genitoriali ed educativi non possono più essere quelli dello specchio di sé, del soddisfacimento delle proprie aspettative, del soddisfacimento dei propri bisogni narcisistici, ma quelli dell’autonomia e della realizzazione dell’individuo bambino.

Il bambino sta bene e cresce bene non se (o non solo se) si comporta bene, segue le regole, fa i compiti e le maestre non si lamentano di lui, ma se è creativo, attivo, sereno, felice, curioso.




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