Perché
privare il bambino del controllo e del possesso di sé? Con i classici metodi
educativi, il bambino non è più proprietario del proprio corpo e gli viene
imposta una serie di comportamenti che seguono i codici tipici dell’adulto.
L’esplorazione
del proprio corpo, che è un passaggio fondamentale della crescita psichica,
viene, infatti, presto regolamentata e repressa: non si mettono le mani nel
naso, non si mettono le dita in bocca, non ci si può toccare nelle parti
intime.
Se il bambino non può toccare se stesso, non è più padrone di se
stesso. E, mentre le proibizioni riguardo al proprio corpo possono diventare
estremamente generalizzate e severe, arrivando a comprendere anche il modo di
vestirsi, di muoversi e di emettere suoni, i genitori continuano a imperversare
liberamente proprio su quel corpo: lavandolo, baciandolo, coccolandolo se ne
appropriano.
Se
invece si ammette che i bambini sono persone autonome, bisogna che i genitori rinuncino ad utilizzarli per ritrovare
se stessi e si sforzino di valorizzare proprio i lati distintivi delle loro
personalità.
I
parametri genitoriali ed educativi non possono più essere quelli dello specchio
di sé, del soddisfacimento delle proprie aspettative, del soddisfacimento dei propri
bisogni narcisistici, ma quelli dell’autonomia
e della realizzazione dell’individuo bambino.
Il
bambino sta bene e cresce bene non se (o non solo se) si comporta bene, segue
le regole, fa i compiti e le maestre non si lamentano di lui, ma se è creativo, attivo, sereno, felice,
curioso.
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